Consigli su come scegliere un buon terapeuta sportivo
Una domanda interessante: quando si è infortunati, come si sceglie un terapeuta affidabile?
visto che sempre più spesso arrivano esperienze di runner che per banalità sono arrivati a smettere di fare sport?
In effetti non è difficile accorgersi se un terapeuta è affidabile.
Ecco in questo articolo una serie di consigli su come scegliere un buon terapeuta sportivo.
Deve acquisire la massima informazione.
Chi non propone un’ecografia (o, a seconda dei casi, una radiografia o una risonanza o un’elettromiografia ecc. ecc.) pecca di presunzione.
Cosa gli costa proporre qualche esame in più? Per esempio alcune tendiniti inserzionali dipendono dal l’iperuricemia del soggetto.
Anche se solo un 10% (alcuni dicono il 30, altri il 5) dipende da ciò, perché in presenza di tendinopatia inserzionale non si esegue un esame del sangue? Cosa costa? Come possiamo andare a proporre un plantare senza avere conoscenza dello stato del tendine? Posso rischiare di far mettere un plantare, al mio paziente in questo caso un runner, corre e un mese dopo il tendine ha una rottura.
Molto probabilmente il plantare poteva anche essere giusto, ma molto probabilmente bisognava prima verificare in quale stato fosse il tendine.
Se ci si rivolge a un chirurgo che va dritto all’operazione, la sua scelta può essere effettivamente l’unica, ma si può proporre dopo aver fatto esami accurati.
Se il professionista fa eseguire un’ecografia e questa mostra una calcificazione al tendine rotuleo, quindi qualunque terapia sotto questo profilo che possa non risolvere la calcificazione risulta inutile e l’operazione diventa inevitabile.
Molto probabilmente Un altro professionista avrebbe potuto provare tentando con il litotritore oppure con il laser di potenza.
In questo caso la sua scelta sarebbe stata comunque giustificata perché aveva tutte le informazioni e dopo poche sedute avrebbe indirizzato il suo paziente verso l’operazione o avrebbe risolto il problema.
Deve dare una spiegazione logica della proposta di guarigione.
Questo secondo punto fa cadere l’affidabilità di molti terapeuti che confondono la causa con l’effetto.
Classico il problema posturale, il problema dentale, il problema del piede ecc. ecc.
Chi corre e ha avuto il problema dopo diversi mesi dall’inizio della carriera sportiva non deve confondere la causa del problema con la risoluzione dello stesso.
Supponiamo che la causa possa essere uno dei problemi appena citati.
Il pensiero corrente diventerà; ma io per molti mesi ho svolto i miei allenamenti correndo, quindi la guarigione della patologia che si è presentata deve farmi tornare all’inizio.
Un qualunque sedentario con problemi di appoggio, di postura, di denti ecc. potrebbe riuscire a svolgere (prima di infortunarsi) molteplici sedute di allenamento.
Lui è sano. Il sedentario vuole tornare a sentirsi sano, quindi poi adotterà le giuste contromisure.
Facciamo un esempio pratico: si ha una tendinite.
Se mi viene proposto un plantare, oppure un’operazione alle ginocchia per riuscire a correggere un varismo, un byte per la notte, oppure centinaia di sedute in palestra per potersi potenziare.
NO! Prima devo guarire la tendinite, magari sospendendo l’attività.
Il professionista terapeuta, in quanto tale, deve curarmi la patologia.
Poi di conseguenza si potrà preoccupare del mio futuro atletico, cercando di consigliarmi il meglio in merito.
Con questo approccio si evita di spendere tempo e soldi.
Cosa succede (come avviene in molti casi) se dopo aver messo il plantare, fatto l’intervento, portato l’apparecchio, il problema persiste? Alcuni rispondono che per la corsa vale la pena tentare.
Ma allora perché non andare a Lourdes?
Deve fare una proposta concreta.
Qui entriamo nel concetto di efficienza di una terapia, definito come “quanto tempo fa guadagnare rispetto al semplice riposo”.
In altri termini se una peritendinite con il riposo assoluto guarisce in 20 gg. e con la terapia x guarisce in 18 gg. (quindi il guadagno è di 2 gg.), l’efficienza è del 10% (2/20).
Quelle che nel mio libro L’infortunio sulla corsa chiamo terapie “SOFT” (ultrasuoni, laser a infrarossi, ionoforesi ecc. ecc.) hanno tutte un’efficienza bassissima.
Il fisioterapista cosa fa? 10 sedute di ultrasuoni (in acqua, perché “funzionano di più”!!!) un giorno sì e uno no (è pieno di lavoro), ma “non correre, mi raccomando”.
Dopo venti giorni sono guarito e il terapeuta è un DIO.
Ho speso 150 Euro e sono felice. Peccato che con venti giorni di stop sarei guarito lo stesso.
In parole povere bisogna sempre cercare un terapeuta che sia sicuramente valido ed abbia grande esperienza con gli sportivi e che no si occupi solo della parte fisica, ma bensì di tutto il sistema, ovvero anche della parte nutrizionale che toglierà più in fretta le infiammazioni, ma anche la parte emotiva andrebbe corretta che potrebbe aver causato il trauma o che potrebbe lasciare strascichi di paura di potersi infortunare ancora.