Varicocele: come riconoscerlo e quando operarlo?
definizione di VARICOCELE:
Il varicocele è una dilatazione tortuosa ed anomala delle vene testicolari situate nel cordone spermatico. Nel 90% interessa il lato sinistro.
Nel rimanente 10% è bilaterale.
La patologia si manifesta in senso clinico durante la fase puberale con un’incidenza del 15% al tredicesimo anno di vita e spesso si scopre in occasione di visite sportive o alla visita di leva.
Si manifesta come senso di peso in regione scrotale-inguinale che si irradia talvolta anche in regione lombare.
Nella maggior parte dei casi però è asintomatico e quindi può rimanere occulto e scoperto solo quando il giovane, divenuto adulto, si trova di fronte ad un quadro di sospetta infertilità di coppia.
La conseguenza infatti più importante del varicocele è l’infertilità.
Il nesso causa effetto varicocele-infertilità è ancora oggetto di studio e l’ipotesi più accreditata è quella di un aumento della temperatura intratesticolare con conseguente danno sulla spermatogenesi.
La diagnosi di varicocele viene formulata con l’esame obiettivo e con l’ecodoppler dei vasi gonadici.
L’esame obiettivo distingue il varicocele in tre gradi: III visibile; II palpabile; I evocabile.
Il volume testicolare è ridotto del 34% per i casi di II e nell’81% per quelli di III.
L’ecodoppler svela una stasi venosa con inversione di flusso lungo i vasi gonadici.
L’effetto sulla fertilità viene testato con l’esame dello sperma che valuta il numero e la motilità degli spermatozoi che nel varicocele risultano entrambi ridotti (oligoastenospermia).
La terapia si avvale di varie metodiche che hanno tutte l’unica finalità di interrompere l’inversione di flusso sanguigno lungo i vasi gonadici.
Per ottenere ciò possiamo utilizzare la legatura chirurgica dei vasi a livello addominale o inguino-scrotale o avvalerci della scleroterapia che consiste nell’iniettare a livello della vena gonadica sostanze sclerotizzanti.
Nelle forme bilaterali alcuni autori suggeriscono la legatura in laparoscopia.
Sono quasi tutte modalità a scarsa invasività ed eseguibili in regime di Day-Surgery. Detto ciò rimangono da affrontare due tematiche: a che età intervenire e in quali casi intervenire.
Le risposte sono legate a tre parametri:
- volume testicolare;
- sintomaticità;
- grado e tipo di infertilità preoperatoria.
Prima del completo sviluppo ormonale l’esame dello sperma non può dare informazioni attendibili e quindi l’adolescente va sottoposto ad intervento solo se ha un ridotto volume testicolare e/o riferisce dolore.
Se ciò non è presente è corretto aspettare il termine dello sviluppo per l’esecuzione di uno spermiogramma atto a dare informazioni determinanti.
Dopo lo sviluppo ormonale il paziente va trattato solo se è sintomatico e/o presenta una oligoastenospermia non grave.
Buoni risultati si ottengono se sono soddisfatti questi tre requisiti:
- assenza di recidive dopo intervento;
- oligoastenospermia medio-lieve preintervento. Si ha un miglior recupero della motilità più che del numero degli spermatozoi;
- età dell’intervento compresa tra i 18 ai 35 anni.
Più aumenta l’età, minore è la percentuale di successo.
È importante dire che l’infertilità maschile può essere il risultato di altre patologie che non si escludono necessariamente a vicenda ma che possono spesso coesistere.
Il varicocele è presente solo nel 30% dei pazienti infertili. Per non incorrere quindi in errori e false illusioni lo specialista non deve ragionare sull’assioma: varicocele = infertilità.
Il varicocele non è una patologia grave ma va riconosciuta e trattata nei tempi dovuti e con modalità corrette pena possibili disturbi della fertilità.
Le nuove normative sul servizio di leva che prevedono un arruolamento volontario sottrarranno la maggior parte dei giovani a un controllo medico obbligatorio che sino ad ora permetteva di documentare la malattia in età in cui una eventuale correzione porta sicuramente i migliori risultati.